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Benvenuto del presidente
Balzac sembra abbia scritto che le tre cose più belle della vita sono un cavallo al galoppo, una donna che balla … e un veliero in navigazione.
Ho avuto la fortuna di assistere, come la maggior parte di noi, a questi formidabili eventi e posso dire che tutti meritano l’attenzione e a volte l’estasi di un uomo! Qui non parliamo di donne e di cavalli, ma di acqua e di vento, di sale e di mare, della forza meravigliosa e straordinaria che una barca riesce ad esprimere quando fende l'acqua spinta dal vento. Ho avuto la fortuna di salire su una piccola barca a vela, un optimist, quando ero ancora bambino nelle consuete vacanze estive a Jesolo. Il caso ha voluto che un coetaneo avesse questa barchetta e, tutti i giorni, per un mese mi ha portato con sé nelle uscite sotto costa. Qualcosa di forte mi è rimasto dentro. A vent’anni ho acquistato un beccaccino, uno snipe, deriva di quattrometriesettanta in legno. Che penitenza il restauro, un anno o due in garage e più di qualche puntata negli squeri di Venezia per capire come fare a curvare i legni e per comperare pece e colla. Poi il trasporto al lago di Santa Croce, su un vecchio furgone, la ritrovata gioia della vela, un naufragio con un amico dal nome mitico: Ulisse. Acqua dolce, acqua passata. Ancora un amico … che si compra un cabinato, otto metri e rotti … le prime brevi crociere in Jugoslavia. E’ la fine degli anni ottanta, il bacillo della vela circola ancora nelle mie vene ma l’infezione deve ancora venire… Passa il tempo e gli interessi cambiano. L’aria gira. Dopo un po’ il mare ed il vento tornano. Faccio la patente nautica, per la barca si vedrà. Ma non so resistere a lungo … compero, con gli amici, un Pierrot Mariver, cabinato a vela di nove metri e venti. Ll’infezione dilaga … esco nei fine settimana, faccio le ferie, accumulo esperienza, imbarco amici e sconosciuti, tanti, il mare unisce, l’orizzonte si allarga. Gli approdi meno frequentati del Veneto del Golfo di Trieste e del’Istria diventano miei. Ho la febbre per le avventure con la mia barchetta. Acqua salata, c’è più gusto. Passano gli anni e questo focherello nato per caso, dai primi giri sottocosta di due bambini, ancora divampa. E’ ormai diventato un incendio che ho tentato di spegnere più e più volte, con tanta acqua sotto la chiglia. Ma il fuoco arde. L’acqua non basta mai. La voglia c’è ancora, non è calata. Le uscite sono diventate cose già fatte, le crociere di qualche giorno pure. Ma il mare non ha perso il suo fascino, l’idillio di stare sulla barca che va, sbandata di bolina, seduto sul pulpito di prua a guardare l'orrizzonte, il vento e la nostra scia. C’è tutto. La potenza del tagliamare che divide l’acqua in due baffi. Uno stato perfetto, quasi la leggerezza di un sogno, fra cielo e vento. Un inno alla vita. Acqua azzurra, un canto libero. C’è la voglia di condividere con altri l’avventura. Il gusto di andare in mare in compagnia. Navigare, raccontarsi, ridere, cantare e a volte avere paura. Insieme. Ecco un equipaggio. Sapere che prima di tutto c’è il mare ed il vento e prima delle nostre esigenze ci sono quelle della barca. E’ una vela povera. Barca spartana. Pochi comfort. Condivisione. Ecco la parola magica, sento la voglia di condividere e di unire. E allora chiamo qualche amico armatore: ehi ma nella nostra bella città di trentamilabitanti, con più di cento associazioni, non ce n’è una che si occupa di vela! Che dite, la facciamo noi? Si la facciamo noi, per dare il “la” a vecchi e nuovi velisti della zona. La facciamo al massimo aperta perché sia di tutti e per tutti. Sia un contatto con il mare ed il vento anche in una grigia serata autunnale. Mettiamole il nome più chiaro. La chiamiamo Vela Club Montebelluna, semplicemente. Ancora una volta ... issiamo le vele e prendiamo il largo? |
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